E' POSSIBILE VIVERE SENZA STRESS?

leadership Feb 10, 2020

Come possiamo ridurre drasticamente lo stress per diventare più produttivi e creativi.

Sempre più persone vivono nella quotidianità lo stress, subendo i suoi effetti che possono diventare molto negativi. E’ possibile vivere senza stress?

La risposta è no, ma non perché le condizioni esterne non lo permettono, ma perché lo stress è un fattore che permette all’essere umano di adattarsi a nuove circostanze: è quella tensione a cui il nostro organismo viene sottoposto quando dobbiamo affrontare momenti sfidanti e che ci dà la spinta necessaria per far fronte a determinate situazioni.

Quindi sostanzialmente è utile alla nostra sopravvivenza.

Il problema si presenta quando l’intera giornata si trasforma in una situazione sfidante, così come le nostre settimane, i mesi e tutta la nostra vita.

Infatti, abbiamo perso la capacità di alternare momenti di stress a momenti di “normalità”, cioè rimaniamo sempre in una situazione di tensione, quindi di stress, senza essere capaci, una volta affrontato il problema, di ritornare in uno stato di tranquillità.

Ecco perché Hans Selye, medico Austriaco, famoso per le sue ricerche sulla Sindrome Generale di Adattamento e sullo stress, ha coniato i termini “eustress” per indicare uno stress positivo e “distress” per indicare quello negativo.

Si parla sempre di stress in termini negativi, di effetti deleteri sulla salute, di conseguenze a livello fisiologico, psicologico e di comportamento, ma quasi mai del suo effetto “benefico” e cioè di un fenomeno grazie al quale noi ampliamo la nostra capacità di adattamento.

Proprio così: perché lo stress si può definire come la risposta che il nostro organismo dà di fronte a determinati eventi mettendo in atto processi endocrini (rilascio di ormoni) e processi psichici.

 

Dunque cosa succede dentro di noi quando siamo sotto stress?

Innanzitutto il nostro corpo (nella sua interezza psicofisica) fa suonare un campanello d’allarme che si manifesta sotto forma di sintomo, ad esempio insonnia, cattiva digestione, spossatezza, tacchicardia ecc.; poi inizia a mettere in campo tutta una serie di manovre difensive per far fronte all’attacco dello stress ed ecco che entrano in campo, grazie all’attivazione dell’Ipotalamo e dell’Ipofisi, le ghiandole endocrine che rilasciano le sostanze utili a rendere inefficace l’attacco, tra le quali l’adrenalina che, come ben sapete, tiene svegli e attivi (ecco perché se siamo molto stressati non riusciamo a dormire sonni tranquilli e spesso ci svegliamo verso le 3 del mattino).

Come in tutte le guerre segue una fase di resistenza in cui interviene la corteccia surrenale, scaricando massicce dosi di corticosteroidi: è proprio in questa fase di resistenza che il nostro organismo inizia ad adattarsi all’agente stressante.

A volte alcune guerre si vincono, a volte purtroppo no; se lo stress è troppo forte o troppo prolungato, la difesa è costretta a capitolare ed ecco che si può entrare in una fase di esaurimento.

 

Come mai succede questo? Perché il nostro organismo, come abbiamo visto, ha un piano di difesa ben strutturato, ma è pur sempre un piano di difesa per far fronte a situazioni di stress contingenti, non per “lavorare a tempo pieno”24h su 24h.

Uno studioso americano, H.G.Wolff afferma che noi entriamo in stress non solo a fronte di un pericolo reale, ma anche quando pensiamo al pericolo passato o abbiamo paura per un pericolo futuro. È come se noi fossimo perennemente in guerra ed è chiaro che le nostre difese non possono farcela.

Infatti, quando si parla di stress oggi si parla di stress cronico perchè non si può più fare riferimento a eventi isolati e straordinari, bensì a situazioni che si protraggono per molto tempo e sono pervasive, come ad esempio l’incertezza economica, una crisi di coppia, una situazione difficile sul lavoro, ma anche, per esempio, il sentirsi inadeguati rispetto ai modelli che la società propone.

Perché nell’era moderna sono diminuiti gli “stressanti fisici”, ma sono aumentati i cosiddetti “stressanti mentali”.

 

Perché qualcuno è più soggetto agli effetti dello stress e qualcuno meno?

Lo stress è uguale per tutti? Evidentemente no.

Ognuno di noi avrà esperienza, oltre che di se stesso, di persone che sopportano meglio o peggio le pressioni a cui la vita li sottopone. E anche le stesse pressioni sono di diverso tipo, a seconda del lavoro che svolgi, delle tue responsabilità, delle tue condizioni economiche o di salute, ecc.

Tuttavia, la differenza sostanziale la fa, come al solito, il nostro atteggiamento mentale Intelligenza Emotiva, cioè con che approccio affrontiamo gli agenti stressanti, sia fisici, sia mentali.

Gli eventi di ogni giorno causano reazioni diverse per ognuno di noi.

Avere maggiore consapevolezza dell’impatto emotivo sulla nostra efficacia personale, e saper gestire meglio questi eventi tramite tecniche specifiche, ci permette di avere un maggior controllo sugli eventi stessi e anche sullo stress che produciamo (leggi anche Intelligenza Emotiva).

 

Possiamo essere più propensi a vedere lo stress nella sua veste positiva di “eustress”, cioè considerare ogni situazione, anche la più sfidante, come un’occasione per imparare qualcosa e accettarla e viverla anche con un po’ di leggerezza, essendo consapevoli di fare del proprio meglio.

Oppure possiamo subire lo stress e subirne, di conseguenza, anche gli effetti nocivi a livello fisico e mentale.

E’ per questo che con il mio Team negli ultimi anni abbiamo sempre più richieste per supportare Manager e Leader anche su questi aspetti attraverso il 1to1 Executive Coaching.

Non è questione di carattere, è questione di atteggiamento!

 

Purtroppo ci sono situazioni che ci mettono a dura prova anche se siamo persone forti e psicologicamente centrate, e purtroppo ci sono momenti in cui, per una serie di motivi, ci ritroviamo ad essere più fragili, senza risorse per difenderci adeguatamente dagli attacchi della vita. Che fare in questi casi?

Innanzitutto occorre valutare la situazione con oggettività e considerare gli effetti dello stress per quello che sono: un campanello d’allarme. Quando l’allarme suona è inutile fare finta di niente: bisogna fermarsi perché andare avanti per inerzia potrebbe solamente peggiorare la situazione, e ahimè sono sempre più persone che vanno in burnout.

Probabilmente, se si è in un periodo in cui si vede tutto nero, si fa fatica a vedere delle vie di uscita e si tende a generalizzare e a considerare negativo ogni aspetto della vita, ma in questi frangenti è utile razionalizzare e iniziare a focalizzarsi su quell’aspetto che maggiormente è portatore di stress, mettendo nero su bianco tutti i possibili piccoli passi che si potrebbero mettere in atto per migliorare la situazione.

Un aiuto esterno in questi casi può essere utile perché quando si è immersi nel problema non si ha la sufficiente distanza emotiva per riuscire a vedere le alternative possibili.

Un’altra cosa che è utile considerare per far fronte a queste situazioni di forte stress è imparare ad esprimere, in modo adeguato, le proprie emozioni, che è il primo modo per prendersi cura di se stessi. Accettare i propri limiti, ma anche affermare a voce alta i propri bisogni, riscoprire i propri desideri e imparare ad essere più indulgenti con se stessi, che significa vivere nell’accettazione del possibile.

Solo così riusciremo a trasformare un “distress” in “eustress” e a uscire rafforzati da ogni situazione sfidante che la vita ci propone.

 

Spero che questo articolo ti sia stato utile, se fosse così e ritieni che possa esserlo anche per un tuo collaboratore, socio, partner condividilo per aiutare altre persone a imparare e gestire al meglio lo stress di tutti i giorni.

 

 

Il tuo più grande Fan & Coach Giovanni P.

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